da l´ANDROIDE e l´UMANO, 1972

 

"il primo intero: la cultura della madre terra. Quello successivo: le divinità solari maschili, con le loro società austere e autoritarie, da sparta a roma, dall´italia fascista al giappone, dalla germania all´unione sovietica. E infine ora, ciò a cui le pietà medioevali alludono: tra le braccia della madre terra ancora viva, la divinità solare morta – suo figlio – giace in quel ritorno al silenzio dell´utero da cui era venuto al mondo. Credo che stiamo entrando in questo terzo e forse ultimo segmento della nostra storia, e credo anche che questa società prefigurata dalla fantascienza sarà molto diversa da entrambe le due forme di civiltà che si sono succedute nel mondo passato. Il ciclo non è composto di due sole parti: non siamo giunti alla conclusione della fase dominata dalla divinità solare maschile per tornare semplicemente al culto primordiale della madre terra, per quanto gonfio di latte possa essere il suo seno: si prepara qualcosa di nuovo. E forse, ancora oltre, c´è dell´altro, qualcosa di assolutamente originale e invisibile, per ora, ai nostri occhi. Io non riesco a vedere così lontano. La presa di coscienza, il compimento, o la pietà medioevale come realtà vivente, il nostro universo, un ambiente esterno vivente e animato tanto quanto lo siamo noi: questo riesco a vedere, non oltre. Non ancora, almeno. Io, da parte mia, mi accontenterei: sarei felice di giacere addormentato eppure vivo – invisibile ma opaco – tra le braccia di lei.


Se una pietà di 1000 anni fa, plasmata da un artigiano medioevale, poteva porgerci, con le sue mani – come dire? – parapsicologiche, un´immagine del nostro mondo futuro, quale potrebbe essere il corrispondente odierno di un tale artefatto precognitivo? Che cosa abbiamo, oggi, nel XX secolo, che sia per noi abituale e familiare come poteva esserlo una di quelle pietà per un cristiano del XIII secolo e che possa valere come microcosmo rappresentativo di un futuro lontano? (..)
Cicli.. e ricicli. La pietà del mondo moderno: brutta, dozzianle e ubiqua. Non il cristo morto tra le braccia dell´eterna madre dolorosa, bensì un mucchio di lattine di birra budweiser alto 30 metri… migliaia di lattine, smosse rumorosamente, con tintinnii e crolli, pioggie e crepitii, e una gigantesca fabbrica omeostatica, automatica e gestita da un computer, per la produzione di birra budweiser – un autofac – che afferra i vuoti e li inghiotte per riciclarli come prima… o addirittura meglio di prima, se i chimici dei laboratori budweiser stanno eseguendo un piano divino mirante al progresso eterno."